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Vita di preghiera

In un’antica preghiera rivolta a s. Francesca, che le Oblate si tramandano da più di quattro secoli, si recita: “Volgi, o madre, il tuo sguardo a noi tue figlie e non ci abbandonare, poiché quantunque indegne siamo tue figlie...” la verità di questa figliolanza si ritrova nel carisma che plasma la fisionomia della nostra congregazione.
Francesca mostrò sin dall’infanzia il suo amore per la vita ascetica dei padri del deserto e, per tutta la vita, serbò nel suo cuore la nostalgia del chiostro.
Di tanto ardente desiderio fece eredi le sue figlie spirituali, affidandoci la Regola di s. Benedetto.
L’impegno primo a cui “nulla si può preferire” (RB 43,3), dice s. Benedetto, è la preghiera liturgica, pertanto per l’oblata di s. Francesca è il primo e insostituibile dovere.
L’Opus Dei scandisce la giornata  monastica:

  • ore 5.30  levata 
  • ore 6.00  lodi
  • ore 6.30  santa messa e recita dell’ora terza
  • ore 11.30  ora meridiana 
  • ore 17.00  vespri e rosario
  • ore 19.00  ufficio delle letture 
  • ore 20.30  compieta.

La preghiera corale è accompagnata dall’orazione personale che sostiene e anima le occupazioni quotidiane. L’attenzione alla presenza di Dio è sostenuta dal silenzio, pertanto l’ambiente del monastero è raccolto, sebbene mai privo del calore della carità fraterna. E’ la carità fraterna, infatti, la norma evangelica  delle Oblate che riassume tutta la Regola.

Una caratteristica dell’impegno caritativo della nostra Madre fu la cura dei malati nel corpo e nello spirito. La sua attività taumaturgica era celata dall’utilizzo di mezzi semplici, tra cui un unguento (composto di ruta, maggiorana, cera e olio) che noi continuiamo a preparare nello stesso vaso da lei utilizzato. L’unguento non ha  proprietà terapeutiche,  è solo ausilio a una totale e sincera fiducia in Dio.

                

Le Oblate emettono voto di povertà, castità e obbedienza e in tal modo corrono con indicibile dolcezza d’amore nella via dei comandamenti di Dio (RB prol., 49).
Il Santo Padre Giovanni Paolo II, di veneranda memoria, in una lettera inviataci il 15 gennaio 1984 scriveva: “La società odierna ha estremo bisogno di anime totalmente accese di amore di Dio, le quali, incoraggiate e fortificate dalla grazia, pur nella delicata sensibilità per i bisogni e le propensioni dell’odierna società, sappiano compiere scelte di profondo radicalismo evangelico che, in ogni tempo, è caratterizzato da austera disciplina, da gioiosa rinunzia e da generosa oblazione.”

 

 

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